Libere Super Woow #6: scrivere per lavoro e coaching

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Iniziamo questo nuovo anno da “libere davvero woow” con una storia carica di determinazione e voglia di essere davvero sé stesse. Come si sposa lo scrivere per lavoro con il coaching? Sono lieta di farvi conoscere la scelta di vita che ha intrapreso Alessia quando ha scoperto che i ritmi di un lavoro da dipendente non sarebbero stati sostenibili, se avesse voluto continuare a garantirsi una buona qualità della vita. Alessia Pellegrini si occupa di scrittura e coaching: traducendo pensieri, obiettivi e idee in parole e attraverso le parole.

Non vi rubo altro tempo, anzi vi ricordo che potete recuperare qui sul blog le storie di tutte le altre libere professioniste che abbiamo avuto il piacere di ospitare in questo spazio fino a oggi e cedo subito la parola a lei. 

Scrivere per lavoro: da sogno a realtà

Grazie intanto per essere qui, Alessia! Raccontaci un po’ da quando sei libera e in che campo.

Ho 47 anni, sono una copywriter freelance e una coach professionista. 

Sono “libera” da quando ho scoperto di avere una patologia cronica dell’intestino che ha cambiato le carte in tavola e mi ha messo nella condizione di dover ripensare a chi ero e al modo in cui vivevo. 

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Potremmo dire che in qualche modo è la P.IVA ad aver trovato te più che il contrario! Qual è stato esattamente il momento in cui hai capito che non avevi scelta?

C’è stato un momento, i cento giorni – cento giorni stesa a letto –, in cui non avevo neppure la forza di allacciarmi le scarpe da sola, ero immobile nel corpo ma i pensieri erano in gran movimento. Non volevo smettere di lavorare ma sapevo che le cose non sarebbero più state le stesse. Dovevo trovare il modo di conciliare il desiderio di fare quello che mi piaceva e mi permetteva di essere economicamente indipendente con la disciplina di vita che richiedeva in quel momento la mia condizione di salute. 

Non potevo più girare come una trottola, alzarmi, prendere un caffè di corsa, correre a lavoro, mangiare un panino di fronte al PC, fare sera senza riposare a sufficienza. Ero una che viveva disordinatamente e fu faticoso imparare a essere rigorosa rispetto alle necessità del mio corpo. 

È vero che come raccontano i dati in Italia il numero di p. iva è cresciuto negli anni, ma è anche vero che non si tratta comunque di una scelta facile. La tua è stata una scelta necessaria, ma dopo com’è andata? 

Nel mio caso fu una scelta necessaria, non mi sono mai chiesta se fosse facile o no. Era l’unica scelta praticabile e io sono una che vive in quel che c’è, se volevo riuscire a fare quello che mi piaceva e continuare a essere economicamente indipendente, quella era l’unica strada da percorrere. Mi metteva nella condizione di organizzare la giornata sui ritmi del mio corpo, alzarmi quando ero riposata, darmi tempo per prepararmi il pranzo e la cena, riposare se ero stanca e lavorare negli orari che sentivo comodi. 

La cosa più difficile è stata mantenere l’ordine delle priorità, mi è capitato di ricevere proposte alle quali avrei voluto dire sì e alle quali, invece, ho dovuto dire no perché mi imponevano una fatica che non ero in grado di sopportare. Sono una che si entusiasma e frenare quando invece vorresti andare più veloce è frustrante ma devo dire che ho avuto il piacere, negli anni a seguire, di prendere molti treni con destinazione “cose bellissime”. 

Non penso quasi mai alle cose che ho perso, penso spesso, invece, a quello che ho saputo fare con quello che c’è e ne sono molto orgogliosa. 

Tasse e altre variabili

Le tasse sono certamente una variabile importante da tenere in considerazione in base al regime che scegliamo ma anche la ricerca dei clienti, i pagamenti che non seguono spesso una regolare cadenza mensile, la solitudine nelle scelte lavorative, il sentirsi continuamente alla ricerca di pezzi mancanti. Con che spirito ti poni di fronte alla quotidianità della P.IVA? 

Ho relazioni che durano da anni con aziende che mi pagano regolarmente ogni mese come fossi una loro dipendente e questo facilita molto la gestione del denaro e la programmazione delle spese. All’inizio della professione, mi è capitato di dover rincorrere qualcuno per avere quel che mi spettava e non mi è piaciuto per niente, ho imparato, quindi, a fare selezione all’ingresso ma chiaro è che me lo posso permettere perché ho la garanzia di entrate mensili regolari. All’inizio questo non sempre è possibile.

Quando devo prendere una decisione che riguarda il lavoro, il mio punto di riferimento è il mio compagno. Siamo entrambi due professionisti con partita iva, abbiamo fatto scelte di vita rispetto alle quali ci siamo assunti delle responsabilità economiche e qualunque cosa nuova ci sia in pentola, la portiamo in riunione di consiglio di amministrazione. Anche le famiglie sono aziende che devono far quadrare i conti. 

La cosa bella è che quando uno dei due ha avuto voglia di rallentare o è stato costretto a rallentare, ha potuto contare sull’appoggio dell’altro, sotto ogni punto di vista: quello emotivo, quello economico, quello domestico. 

Credo che un sistema di relazione flessibile sia l’unico in grado di permetterti di crescere, arricchirti, lanciarti in esperienze nuove, è una ciambella di salvataggio e un tappeto elastico insieme.

E come neutralizzi le sensazioni da giornata NO, se ci sono?

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Quando mi capita una giornata no, me la tengo. Faccio un po’ di gne gne gne ma dura poco, non sono una cliente affezionata del cattivo umore. Mi passa veloce, mi basta poco per far cambiare direzione al vento, soprattutto con le cose del lavoro. 

Alla tua attività da copywriter freelance hai accompagnato negli anni un percorso per diventare coach professionista, come si intersecano le due attività nel tuo lavoro?

Eh, a proposito di pezzi mancanti! Io credo che non si possa più fare il nostro lavoro con il kit base di competenze. La comunicazione e il marketing riguardano l’essere umano e necessitano di conoscenze che passano per tutte le discipline umanistiche; l’approccio di tipo quantitativo non basta, bisogna farsi domande sul come e sul perché. Per questo ho deciso di avvicinarmi all’etnografia digitale, alla sociologia, agli studi generazionali, alla psicologia sociale, alla sociolinguistica, alle neuroscienze. 

Occuparsi di comunicazione significa avere ben chiari i modelli identitari, la funzione rassicurante che svolgono i simboli, il ruolo che giocano i brand nelle dinamiche di appartenenza e relazione tra i gruppi di persone e la loro funzione politica. Le aziende, oggi, hanno tutte una chiara dichiarazione di intenti e di valori politici senza i quali è impossibile fare business.

Al coaching sono arrivata per caso, una serie di indizi raccolti qua e là e solo mentre frequentavo il corso mi sono accorta di tutte le possibili applicazioni. 

La struttura di una sessione di coaching può essere utilizzata in fase di definizione di identità di brand, di posizionamento, di mission e vision, è utilissima durante un brain storming per canalizzare l’energia creativa nel raggiungimento dell’obiettivo, è un metodo che applicato alla formazione favorisce la consapevolizzazione dell’apprendimento da parte degli studenti, stimola la formulazione di nuovi obiettivi e di piani di azione per raggiungerli. 

La scelta dei canali e della promozione online

Scrivere per lavoro e conciliare il coaching: la tua comunicazione online passa fondamentalmente dall’account Facebook Questasonoio Alessia Pellegrini. Puoi raccontarci come hai scelto i luoghi da presidiare online e come questa scelta si coniuga con la necessità di promuoversi, che una freelance avverte molto di più rispetto a chi svolge lavoro da dipendente?

Voglio stare solo dove mi piace stare e non ho vergogna di andarmene da dove non ho piacere di stare. Ho degli account osservatorio in giro, ma scrivo solo su Facebook, usandolo come un diario. Non vendo nessun servizio, non promuovo i miei corsi, non cerco clienti, non ho interesse a usare i social per nessuna di queste ragioni. Molti dei miei contatti non sanno neppure che lavoro faccio. E mi va bene così, è uno spaziotempo di libertà, di irriverenza, ci scrivo d’inconscio e da incosciente ma anche il cazzeggio è un modo di fare personal branding. 

Facebook è l’unico luogo nel quale io e la mia scrittura abbiamo una dimensione pubblica ed è questo il motivo per il quale ci sto, per il resto del tempo sono una persona solitaria e domestica. Esco meno di Mina è una battuta che potrei aver fatto io! 

Fare rete!

Se è vero che non uso Facebook per promuovermi è però vero altrettanto che attraverso questo social ho conosciuto molte colleghe con le quali ho stretto amicizia; ognuna di noi ha la sua specialità, il suo piatto forte, e succede spesso che ci si scambino i contatti dei clienti. Sono legami forti che si basano sulla reciprocità del valore, della stima, dell’affetto e sono legami che partono dal presupposto che non sia necessario fare a pezzi il lavoro degli altri per sentirsi bravi.
Se un cliente mi chiama e mi chiede qualcosa che non so fare bene e conosco qualcuno che invece può farlo bene al posto mio, m’impegno a metterli in contatto. 

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Oggi si fa un gran parlare di Work Life Balance, come si colloca il lavoro agile rispetto alla tua attività lavorativa? 

Ecco, il coaching mi ha aiutato moltissimo a diventare una straordinaria equilibrista, a separare, senza lasciarmi indurre in tentazione, il tran tran dal trullallero. C’è un tempo per lavorare e c’è un tempo per tutto il resto che ho voglia di fare o per non fare niente. 

Le persone con cui lavoro hanno imparato che la mia disponibilità non è illimitata, non possono scrivere, chiamarmi a qualunque ora gli passi per la testa. Non sono gentile con chi crede che pagando una prestazione professionale abbia di grazia anche il diritto di entrare e uscire dal mio tempo a suo piacimento. 

Abito in campagna, ho lo studio in casa, tra la cucina e il soggiorno, il mio lavoro va dritto al destinatario via e-mail, se ho bisogno di confrontarmi con qualche collega chiamo o si organizza una breve call. Quando mi hai chiesto una bio e ti ho risposto ironicamente che scrivo cose e vedo poco la gente, non mentivo. La mia vita è davvero a bassa frequenza di incontri. 

Come si coniugano nella quotidianità la creatività necessaria per fare questo lavoro e il tuo senso pratico? 

La mia creatività fa l’amore con il mio senso pratico (creatività e organizzazione) almeno 3 volte al giorno ed è per questo che sono una coppia che funziona! 

  • Quando sento che l’idea che ho non è quella buona, mi alzo, esco, porto i cani fuori, apro le finestre della testa e cambio l’aria. Il ritmo del lavoro non è mai continuo, al contrario, quando studio, sono capace di stare anche otto ore consecutive senza altare la testa. 
  • Quando sento che l’idea che ho è quella buona, mi scelgo una canzone da ballare. 

Non c’è uno strumento che uso, c’è una parte del corpo che uso, la pancia. La mia pancia non porta l’orologio, non ha un’agenda ma non hai mancato una deadline, mai una. 

Ci fidiamo anche noi della tua pancia, allora! Prima di lasciarci ti chiedo due cose.

La prima: a parte i tuoi clienti vecchi e nuovi, hai in mente un progetto personale che intendi sviluppare e portare avanti in questo nuovo anno? 

Il 2023 sarà l’anno del divertimento, intendo giocare forte con tutti i giochi che mi fanno stare bene. Voglio imparare ad andare bene a cavallo, cambiarmi tutti i giorni le scarpe, vestire outfit improbabili, tenermi vicine le persone a cui tengo, voglio tanti dessert e due cucchiaini per dividerli con il mio compagno, andare a spasso con i miei cani, insomma, voglio dedicarmi al “largo superfluo” che ho scoperto essere necessario per la mia felicità. 

Ho studiato e lavorato moltissimo in questi ultimi tredici anni, ora tocca al trullallero. 

Consigli di scrittura e di vita da Libera!

La seconda e ultima cosa che ti chiedo è quella che domando a tutte le donne che passano da qui: se dovessi dare tre consigli a una donna che ha in mente un’ottima idea e vuole lanciarsi con il paracadute nel mondo delle “libere”, cosa le diresti?

Le direi di lanciarsi, di godersi la vertigine e di assicurarsi che in caso di caduta di sedere ci sia qualcuno pronto ad aiutarla a rimettersi in piedi e a ridere fortissimo con lei.

Grazie, Alessia per questo entusiasmante salto nel mondo della comunicazione d’impresa. Guardare al marketing e alla scrittura professionale da una prospettiva sempre più olistica, capace di comprendere nuovi punti di vista invece che escluderli, credo sia necessario per chiunque decida di avviare un business oggi.

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