Il giorno in cui mi è stato proposto di scrivere un pezzo per la redazione di #Lofacciodigital, le sensazioni come gioia e felicità hanno raggiunto un elevato picco nella scala delle emozioni positive. Ho incominciato a gongolare per la casa e a pensare quanto sia stata fortunata a poter ricevere questa opportunità. Giusto il tempo che il caffè nella moka fosse pronto, che da una immensa gioia è subentrato il panico. Poi ho iniziato a vedermi, come certi scrittori moderni che vivono in camper da nomadi digitali. Un’altalena di sensazioni fra di loro contrastanti che sul momento mi avevano spiazzato e portato a non trovare risposte alle domande che frullavano in testa.
Avrei dovuto scrivere un pezzo calibrato sulle mie passioni e allo stesso tempo che potesse interessare le persone che mi stavano leggendo. Non è facile catturare l’attenzione del lettore, portarlo fino alla fine senza che distolga lo sguardo. Una vera e propria sfida intrigante ed appassionante, ma che necessita di un piccolo passo indietro. Raccontandoti chi io sia e del motivo per cui sono approdata in questo mondo di libere professioniste.
Serve fare un passo indietro prima di tutto (scrittori moderni mi sa che si diventa)
Nasco, lavorativamente parlando, come educatrice sociale e forse tutto sarebbe andato bene se fosse considerata una professione, che non guarda in faccia la differenza tra l’essere una donna e un uomo. Sappiamo benissimo che il traguardo per raggiungere lo stesso trattamento è ancora lontano, e la strada da percorrere lunga ( 3 donne su 4 cambiano lavoro dopo la maternità). Il rimbombo delle porte sbattute risuona ancora nelle orecchie e seppure potrebbe apparire come un enorme dispiacere, allo stesso tempo permette di aprire portoni con innumerevoli opportunità celate dietro di essi. Il passare degli anni, dicono, porta a una consapevolezza di se stessi e delle proprie competenze, ma a me bastava osservare la mia figura allo specchio senza sentirmi continuamente in difetto per aver morso una mela. Comportamento di cui poi neanche dovrei avere ancora memoria.

E così mi ritrovo, quasi per caso, a scrivere in uno spazio tutto mio costruito dal nulla, e con un’idea in testa poco realistica che si è trasformata negli anni in un contenitore molto simile a una valigia. Potrei dirti che scrivo su un blog che parla principalmente di viaggi e di esperienze che spaziano dalla sensazione di scalare una montagna a un buon piatto tradizionale in una trattoria di campagna (scopri I viaggi di Ciopilla). Sarebbe riduttivo e non rispecchierebbe per nulla il segno dei portoni sbattuti in faccia prima di approdare ad esso.
Si! Dietro ad un blog non ci sono solo parole carine messe le une dietro le altre per fare spazio, creare visualizzazioni tanto amate ai motori di ricerca.
Esiste un filo conduttore che ci accompagna
Esiste un filo sottile in qualsiasi storia che andiamo a scrivere, fotografare e condividere con gli altri che è unica. Non si tratta solo di scovare una parola chiave, che, per quanto sia essenziale per emergere dall’oceano di prodotti molto simili fra di loro, porterebbe a non avere ciò che conta realmente.
Pubblicare un articolo che parli di quanto sia bella una città con una particolare mostra, un percorso alternativo che ha permesso di conoscere una tradizionale usanza locale deve saper attirare il lettore. Il quale ha bisogno essenzialmente di poter trovare un motivo per continuare a leggere e in caso ritornare successivamente.
Un blog, il viaggio e i moderni scrittori
Che ci azzecca un blog, il vivere viaggiando e i moderni scrittori? A dire la verità nulla!
Esiste però un sogno, che ogni giorno appare sempre più vicino, e che si spera possa avverarsi prima o poi in futuro prossimo. Poter viaggiare e scrivere delle esperienze vere, reali è fondamentale per poter fare la differenza che non si riduce in una mera descrizione di sterili informazioni. Per quelle esistono i punti informativi nei centri storici delle città e ultimamente il web è ben fornito di pagine istituzionali dove poter reperire ciò che si cerca. Numeri di telefono, indirizzi e quant’altro possa servire alla visita.
Entrare in contatto con le persone, scambiarsi una stretta di mano e osservare un tramonto dal vivo necessiterebbe di poterlo vivere realmente per raccontarlo. Tutto questo è a mio parere essenziale e per poterlo fare c’è bisogno di viaggiare, che non significa scattarsi un selfie su un dirupo per mostrarlo, ma utilizzare ciò che maggiormente sappiamo fare. Sono convinta che prima o poi lascerò queste quattro mura che ogni giorno sono sempre più strette e soffocanti, per dedicarmi a scrivere viaggiando in giro per il mondo. Svegliarmi al mare, e addormentarmi in montagna con il cinguettio degli uccellini di sottofondo, spostando la mia abitazione ogni giorno sempre più in là.


Non mollare mai!
E, seppure non ho risposto alla consegna delle digital, questo piccolo scritto è servito per mettere nero su bianco un proposito per il futuro, come promemoria per non mollare mai. Serve a me e potrà servire anche a chi, leggendomi, ha in mente di mollare tutto per intraprendere un nuovo progetto, un nuovo lavoro o una professione che mai avrebbe pensato di fare. Che ne dici, i moderni scrittori viaggiano vivendo in camper?