I social network danno autorevolezza alla mia professione?

Le figure dei recruiter bazzicano sui social per analizzare le pagine di papabili candidati nei processi di selezione. Tra un candidato con un profilo social completo e di alta qualità, e un candidato con un profilo professionale poco curato, personale ma aperto, chi pensi contatteranno? Cos’è la reputazione sui social e quanto conta nel lavoro?

Non stiamo parlando solo di LinkedIn dove sicuramente la presenza sarà più autorevole e autoreferenziale, ma di tutto il web e dei vari canali social. I recruiter hanno il compito di setacciare il web e accertarsi che niente possa compromettere la candidatura. Ne va anche della reputazione di chi assume.

Essere presenti online ci rende sì molto più visibili ma anche molto vulnerabili

Anche se frequenti gli ambienti social senza intenti professionali, devi far attenzione a quello che comunichi, che racconti, che condividi, in pratica, con la tua reputazione sui social. Essere social significa esporsi, condividere pensieri e opinioni e questo alimenta la nostra reputazione digitale (se hai bisogno di un aiuto prova a guardare i servizi di #lofacciodigital per libere professioniste). È molto importante, quanto sottovalutato, sapere che tutto ciò che è on line, difficilmente può essere cancellato. Nel momento in cui clicchiamo sul tasto “pubblica” o “condividi” non si torna più indietro. Spesso si è tentati di pensare “va beh, poco male, lo cancello” ma la verità è che nel frattempo quel contenuto è stato visto da qualcuno, magari ricondiviso, e tenere traccia di tutte le persone che lo hanno visualizzato è davvero impossibile. Spesso si agisce con superficialità quando si utilizzano questi mezzi e quasi mai si pensa alle ripercussioni che quello che diciamo, scriviamo, mostriamo può essere mal interpretato o potrebbe risultare un contenuto offensivo o semplicemente sensibile per qualcuno (leggi anche cosa fanno le libere professioniste su Instagram).

Il potere delle parole è veramente immenso e il mondo del web è sempre un’arma a doppio taglio. Se non ci siamo “non esistiamo” ma se vogliamo esserci è necessario agire con cautela e, soprattutto, dare il giusto peso a quello che condividiamo col mondo senza dimenticare di essere autentici per non perdere credibilità. 

Cosa significa essere autentici?

Molto spesso qualcuno fraintende le parole “sii autentico/a”. Essere autentico non significa mostrarsi per tutto ciò che si è sempre. Essere social, poi, non vuol dire che dobbiamo condividere tutto ciò che facciamo. Non dimentichiamo che siamo noi a decidere cosa, come e quanto esporci.

Tornando all’autenticità… è semplicemente un concetto che per psicologi e per diversi filosofi del Novecento, ha a che fare con il mantenere una coerenza con i propri valori, con le proprie esperienze, con la propria storia personale, con i propri desideri e nel comportarsi di conseguenza, a prescindere da quanto forte sia la pressione sociale a conformarsi. In sostanza, comportarsi in modo onesto e naturale senza sentirsi obbligati a compiacere gli altri per ottenere ricompense di qualsiasi tipo.

Ma sui social non lavorano solo gli Influencer?

La maggior parte delle persone crede che i social siano unicamente una valvola di sfogo e che la reputazione sui social non valga poi tanto. In realtà sono ormai tante le figure che su questi canali lavorano realmente e non si tratta solo di influencer. Tantissimi liberi professionisti hanno fatto delle loro pagine delle vere e proprie vetrine di competenze. Professioni creative, digitali, negozi fanno a gara a chi si presenta meglio, a chi mostra di più, ad arrivare nelle sezioni “esplora” dei canali social adeguando la loro comunicazioni ai trend del momento.

La competizione è davvero altissima e distinguersi è l’obiettivo di tantissimi. 

Ma allora come mi distinguo?

Partiamo dal presupposto che, anche nella vita reale, non si può piacere a tutti e che, se davvero vuoi risaltare tra la massa, devi scegliere tra quale massa. In parole più semplici, sui tuoi canali approderanno utenti che condividono  qualcosa con te, che ti trovano interessante perché ai loro occhi lo sei. Non serve avere milioni di followers per distinguersi, ma poche persone con le quali interagire realmente alle quali il tuo pensiero interessa davvero. Immagina di avere 1000 followers. Immagina anche di dover parlare a queste mille persone tutte in un unico posto, dal vivo. Ti sembrano ancora così poche?

Dunque cura i tuoi canali anche se a seguirli sono solo in mille perché tra quelle mille qualcuno ti sceglierà e ti proporrà per quello che sei e che fai.

Il mio personalissimo pensiero a riguardo

Vorrei concludere dicendoti che io credo fortemente che i social siano dei canali potenti, capaci di darci autorevolezza e credibilità. Credo che, ormai, tutti abbiano una presenza on line e che sia giusto educare a un uso consapevole di questi strumenti.

Che tu voglia lavorare on line oppure no, ricorda che la tua reputazione potrebbe essere compromessa con un solo click, e non te lo dico per chiudere il sipario della tua spontaneità e immediatezza, ma per chiederti di riflettere un momento prima di farlo. 

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Se tra i tuoi obiettivi c’è quello di lavorare on line devi assolutamente prestare attenzione a quanto detto finora e voglio darti anche qualche piccolo consiglio:

  • Personalizza la tua vanity url, ovvero l’indirizzo web dei tuoi canali, così da essere trovata facilmente;
  • Stai attenta alla privacy dei tuoi profili, lasciali aperti solo se sei sicura di voler mostrarti al mondo;
  • Scegli attentamente i canali per la tua comunicazione, analizza il tuo pubblico e cerca di raggiungerli dove sei certa di trovarli;
  • Ricorda che i social non sono una nostra proprietà: investi su un canale di proprietà.

Dunque alla domanda “davvero i social sono il nuovo modo di presentare il proprio cv?”. Io rispondo “Ni”: non sono realmente un cv on line, ma sicuramente presterei più accortezza prima di pubblicare un contenuto che potrebbe risultare imbarazzante agli occhi di qualcuno.

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