Ultimamente sta venendo fuori che “stare su Instagram” è diventato stancante. Ma stancante in che senso?
Stancante perché è diventato un impegno non indifferente, stancante perché non abbiamo più il tempo per stare sui social, perché viviamo un conflitto tra il voler fare altro e aver paura di perderci qualcosa. Programmare i post Instagram ha dunque ancora senso?
Il cambio di rotta è coinciso con la ritrovata libertà che si sta assaporando, a piccole dosi, da questa estate.
Già perché, fino a qualche mese fa, avevamo tutti più tempo. Tempo per pianificare, per programmare un calendario editoriale, tempo da investire su questo canale.
Non sto dicendo che i social non siano più un giusto canale per comunicare il proprio brand, per fare divulgazione, per vendere: i social devono sempre far parte di una strategia integrata di comunicazione che ci permette di approcciarci facilmente al nostro target. Forse è arrivato il momento di rivedere questa strategia per andare incontro al nostro target, che in questi ultimi tempi ha cambiato approccio con questo canale e non è più sempre incollato ad Instagram.
Perché sei stanca di programmare i post Instagram

Questa svogliatezza che ci frena anche solo nel programmare i post Instagram, ha molto senso per molte creator, molte libere professioniste, molte utenti hanno manifestato una sorta di malessere, una sorta di bornout da Instagram e dai social in generale.
Quante persone che segui su Instagram hai sentito abbiano fatto un digital detox ultimamente?
Io sono una tra quelle, ad esempio.
Abbiamo abituato il nostro pubblico alla pubblicazione dei nostri contenuti (sempre alla stessa ora e in giorni della settimana prestabiliti) e loro (prima) attendevano, in un certo senso, e aspettavano i nostri post, le nostre stories. Ora abbiamo meno tempo, le nostre vite stanno tornando normali. Si sta tornando gradualmente in ufficio, in negozio e si riaprono i punti vendita, i bar o i ristoranti (fortunatamente!).
Cosa succede di conseguenza?
Non abbiamo più le stesse abitudini di prima, le abitudini da lockdown dove eravamo sempre connessi, quando eravamo sempre con lo smartphone in mano, quando l’unico modo per relazionarci era digitale.
Quindi che fine fanno i calendari editoriali e la programmazione di Instagram?
La comunicazione va ripensata, il piano editoriale va rimodulato e calendarizzato diversamente… oppure, semplicemente, si manda a farsi fottere!
Già, perché anche sui social si sente ora il bisogno di rallentare. Hai riassaporato l’interazione quella vera che è da sempre necessaria per la sanità mentale e per riconnettersi con la vita, quella tangibile, fatta di chiacchere vis à vis, di sguardi e sorrisi, di emozioni non frenate da uno schermo, e non ci vuoi rinunciare.
Tornando all’oggetto di questo post blog: ha ancora senso programmare i post?
La risposta è Ni.
C’è chi, preso dal lavoro non virtuale, ha bisogno di programmare i propri contenuti digitali sui propri canali social perché sarebbe un peccato abbandonare e buttare in aria tutto il lavoro fatto quando era strettamente necessario.
Un ristorante, ad esempio, o uno studio di estetica, dovranno continuare a farlo ridimensionando l’offerta comunicativa, rivedendo la propria strategia che si adatterà ai nuovi ritmi e ai nuovi servizi offerti.
E per quanto riguarda i creator? Beh, qui tasto dolente perché è proprio la categoria che si “stancata” di più. Siamo nauseati dai tool di programmazione a da una comunicazione pensata e strutturata in precedenza. C’è urgenza di un comunicare diversamente, di mostrarsi anche nel quotidiano, di non parlare solo di contenuti di valore dove quel valore è prettamente professionale. Il valore che si ha necessità di condividere è ora umano, diretto, intimo.

Che sia questa la vera rivoluzione della comunicazione digitale?
Dovremmo fare un passo indietro per non amalgamarsi alla massa?
È questo il futuro di Instagram?
Vedremo…
Di sicuro c’è che Instagram da solo non basta e ne abbiamo avuto conferma con il down di tutte le piattaforme di Zuckerberg qualche giorno fa.
Si potrebbe pensare di ampliare la propria comunicazione con un blog che è di nostra proprietà sul nostro sito web (ecco qualche dritta su come iniziare a creare il tuo blog professionale), ad esempio.
Io stessa ho rielaborato la mia strategia scegliendo una comunicazione più soft, più intima, più confidenziale (ecco dove trovarmi) e lo sto facendo anche per diverse clienti.
Se anche tu senti la necessità di un cambiamento, di un cambio di rotta contattami chiedendo di Marilena, troviamo insieme un approccio che ti rappresenti a pieno.