Benvenuta alla prima #digitalintervista del nostro blog. Una volta al mese intervisterò una libera professionista per conoscerla meglio, ma soprattutto per conoscere più da vicino il dietro le quinte di questo modo di vivere e lavorare, che è proprio la libera professione. Per la mia prima intervista ho scelto Irene Vaticano, un’infermiera e libera professionista, consulente babywearing e allattamento.
Ma Irene è anche una Youtuber, e infatti, proprio con i suoi video sulla piattaforma YouTube, il suo specializzarsi continuamente, è diventata un punto di riferimento per le mamme di tutta Italia. Ma non voglio spoilerarvi nulla quindi partiamo!
Consulente babywearing e allattamento
V: Ciao Irene, ci racconti un po’ di te? Chi sei? Cosa fai nella vita?
I: Ciao, sono Irene Vaticano. Sono infermiera specializzata in allattamento, consulente babywearing e mamma di 3 bambine.
Mi sono laureata nel 2011 ma già durante il mio percorso universitario era chiaro l’amore nei confronti dell’ambito pediatrico e neonatale, tanto che sono stata la prima studentessa infermiera a fare un tirocinio in sala parto e ostetricia, dopo anni che non era più concesso.
La mia tesi di laurea si è stata proprio in ambito neonatale, e, più nello specifico, sull’uso della suzione non nutritiva durante le procedure infermieristiche invasive.
Nel 2012 ho iniziato a lavorare presso l’ospedale di Como, nel reparto di pediatria e lì è nata la mia passione per l’allattamento, che è cresciuta sempre di più fino al 2016. In quell’anno sono diventata mamma per la prima volta e tutto quello che avevo imparato nella teoria e avevo spiegato a tante mamme, era arrivato il momento di metterlo in pratica.

Arriva la maternità e anche il babywearing
Con Lydia, la mia primogenita, ho iniziato anche il percorso di mamma portatrice praticando a livello amatoriale il babywearing, che è diventata in modo assoluto una delle mie più grandi passioni
Nel 2018 arriva nella mia vita Rebecca e lì ho capito che volevo approfondire a livello professionale il mondo del portare e nel 2019 sono diventata ufficialmente consulente babywearing.
Come libera professionista mi occupo di consulenze allattamento e babywearing. Nello specifico, parto dall’avvio al termine a tutti gli effetti dell’allattamento, passando per lo svezzamento, il rientro al lavoro della mamma, gestione dell’allattamento in casi di inserimento al nido e gestione dell’allattamento notturno.
La scelta di essere una “libera”
V: Un lavoro davvero stimolante e soprattutto utile alla comunità perché l’informazione non è mai abbastanza. Però perché hai scelto di diventare libera professionista, di metterti in proprio anziché lavorare per esempio in ospedale?
I: Ho fatto questa scelta per diversi motivi.
Durante la mia terza gravidanza lavoravo come dipendente presso un’azienda che forniva assistenza domiciliare pediatrica, e avevo orari pressoché inconciliabili con il tipo di mamma che desideravo essere. Quindi, passando alla libera professione lavoro tanto, a volte di più, ma con un’organizzazione famigliare più idonea.
Poi perché mi sono resa conto che c’è bisogno di un aiuto pratico, concreto per le mamme nel post partum. I consultori non bastano, gli ospedali spesso fanno danni e i pediatri anche peggio, così mi sono detta che volevo fare la differenza per le mamme in tutto il mondo e questo non potevo farlo stando alle regole degli altri, ma solo diventando io il capo di me stessa.
Le difficoltà della libera professione
V: Direi che è stata una motivazione davvero ambiziosa e notevole ma sicuramente dettata da un bisogno reale e davvero urgente: quello di esserci per le altre mamme e fare una corretta informazione. Ma quali sono state le difficoltà che hai trovato a livello pratico?
I: La difficoltà pratica più importante è stata trovare una commercialista di fiducia che avesse un minimo di conoscenza del mondo digitale.
Poi reimpostare i miei canali social a livello professionale, creando contenuti di interesse con costanza.
V: Eh sì, costanza, pazienza e valore sono 3 dei punti saldi da tenere sempre a mente per chi decide di lavorare attraverso i social. Ora però voglio farti una domanda più personale ma dato che, #lofacciodigital è un progetto al femminile, per le altre donne, mi è impossibile non farti. Quali sono state le difficoltà nell’essere una donna che si vuole creare da sola?
I: (ride) Va bene se ti scrivo un libro?!
Dopo più di un anno ancora mi sento dire “Ma se fai l’infermiera perché non lavori in ospedale?”, “Ma questo è un lavoro?”, “Cosa fai? L’influencer? Non sei mica sei Chiara Ferragni!” (ndr. Irene è attivissima sui social, ha un suo canale davvero bellissimo e ben fatto su youtube, un blog e un sito internet!).
V: Chiaro. Il lavoro tramite social, usando un computer o un cellulare è ancora visto come un hobby anziché come un vero e proprio lavoro e qui, con un team di 5 donne che appunto lavorano principalmente al computer, ti comprendiamo tutte benissimo.
I: Comunque la prima difficoltà vera e pratica è stata trovare il tempo fisico all’interno di una giornata da mamma di 2 figlie, incinta di una terza e che lavorava 130 ore al mese come dipendente.
Ho iniziato a creare le basi per il mio business la sera prima di andare a dormire, la mattina svegliandomi alle 5.30, investendo soldi in formazioni durante il weekend trovandomi a fare no stop per quasi un mese
Per quanto abbia un compagno che mi ha sempre supportata, non è stato comunque semplice dimostrargli che questo sarebbe stato il mio vero e UNICO lavoro. Il tempo e i risultati hanno parlato da sé ma in tutto questo ho sempre cercato di mettere la famiglia al primo posto perché per me non era accettabile il “trascurare” le mie figlie per il lavoro.
Penso che la difficoltà più grande per una donna che vuole creare qualcosa sia proprio l’organizzazione delle giornate, soprattutto se è mamma.
Nonostante si dica sempre che i figli sono tanto delle mamme quanto dei papà, personalmente credo che più sono piccoli, più effettivamente siano solo le mamme a poter rispondere ai bisogni dei loro bambini.
V: Da mamma e libera professionista sono assolutamente d’accordo con te. Tenere insieme lavoro, famiglia, figli, casa, anche con un marito o compagno sempre presente, non è facile, soprattutto il primo anno del bambino. Tornando alla domanda di prima, quali sono stati i pregiudizi nei tuoi confronti? Se ovviamente ce ne sono stati o se ce ne sono tuttora.
I: Ce ne sono tutt’ora in realtà. Alcuni parenti per esempio vedono questo lavoro come qualcosa di temporaneo, giusto per guadagnare qualcosa nel frattempo che le bambine crescono.
La maggior parte delle mie amiche non comprende nemmeno quanto lavoro ci sia dietro, quanto equilibrio psico-emotivo sia necessario per poter accedere alla parte più creativa che ho e banalmente creare la caption per un post di Instagram.
Nel mio caso viene sottovalutato tutto il lavoro di educazione sanitaria che effettivamente faccio come se l’infermiera lavorasse solo in ospedale.
V: Riesco a capirti bene e sicuramente anche tante altre donne libere professioniste che ci stanno leggendo e ti do tutto il mio e il loro affetto per continuare sulla tua strada perché è grazie a donne come te, come me, come le libere, che ogni donna che lo vorrà, potrà trovare da sola la sua strada.

Ora passiamo però a una domanda più leggera. Il tuo più grande successo da quando sei libera professionista?
I: Ogni mamma che continua ad allattare serenamente è un successo, ma se devo pensare solo al MIO di successo allora è quello di potermi prendere le ferie quando ne ho davvero bisogno.
V: Direi che tutti e 2 questi successi hanno un che di davvero importante. Sicuramente per un’infermiera specializzata in allattamento, sapere di aver fatto perfettamente il proprio lavoro deve essere una botta di autostima davvero grande. Sapere che una mamma, grazie al proprio operato, potrà continuare in un percorso così intimo con il proprio bambino è davvero emozionante e soddisfacente. E poi le ferie sono davvero il coronamento di mesi e mesi di lavoro duro. Meritate!
Invece mi racconti di quella volta in cui andava tutto male ma poi è arrivata la famosa luce in fondo al tunnel a rischiarare tutto.
I: Certo, ti racconto questo episodio di non troppo tempo fa. Era gennaio 2020, esattamente un anno dopo aver deciso che volevo fare qualcosa di più e che avrei aperto la mia attività on line.
Avevo creato un mini corso gratuito sull’allattamento a novembre 2019 a cui seguiva un funnel per la vendita del mio corso online “allatta che ti passa” (nella sua prima edizione di novembre effettivamente non era andato male, avevo concluso 2 vendite, che per quanto poche erano comunque un ottimo inizio).
Per l’edizione di gennaio decido di investire 200 euro in una Facebook ads per promuovere il corso, ma l’ads va malissimo, contro ogni mia aspettativa, e nonostante una discreta partecipazione al mini-corso non finalizzo nessuna vendita.
Ho pianto giorni, e non riuscivo a farmene una ragione perché non capivo cosa fosse andato storto. Dopo giorni a piangermi addosso decido che invece è ora di riprendere in mano la situazione e non darmi per vinta.
Capisco che l’ads non ha funzionato e anche se non ho un perchè, decido di mettere da parte un attimo questa strategia e di focalizzarmi su una crescita organica, perché quando si parla di allattamento le mamme e future mamme non comprano direttamente da una sponsorizzata ma hanno bisogno di FIDARSI di me.
Ecco che nasce IRENE VATICANO personal brand a tutti gli effetti
Comincia la mia crescita su Instagram, la condivisione del mio profilo da parte di mamme blogger con xmila follower.
Cresco ed ecco arrivare le prime richieste di consulenza. Il mio business ha preso una piega inaspettata, ma assolutamente positiva!
V: Wow, che crescita fantastica! Sicuramente le sponsorizzate hanno il loro successo quando fatte bene e hanno il loro potenziale. Ma vuoi mettere una perfetta crescita organica con persone in target, persone davvero interessate a te, che ti seguono perché ti stimano e un giorno vorranno affidarsi a te? Credo non ci sia paragone! Siamo quasi arrivate alla fine di questa intervista ma ho ancora un paio di cartucce da sparare prima di lasciarti andare al lavoro e dalle tue bimbe. Mi racconti un aneddoto su di te e sulla tua attività? Qualcosa che ti è successo di particolarmente divertente o di epico da raccontare. Una di quelle cose da raccontare ai nipoti!
I: Giuro che ci ho pensato e ripensato, ma non ce l’ho.
V: Va bene. Ora arriva la domanda alla Irene libera ma anche alla Irene Mamma. Avendo tu 3 figlie come riesci a conciliare loro e la libera professione?
I: Mi sveglio presto la mattina e mi prendo mezz’ora solo per me per fare colazione liberando la mente. Imposto to do list realistiche e quotidiane (obiettivi a breve termine! )per stare dietro a tutto e mi organizzo per blocchi di lavoro.
V: Direi un bel metodo da segnare e che può essere d’aiuto a tante libere come noi. Quindi niente aneddoto però avrai un mantra che ti ripeti ogni tanto.
I: Questa sì, ce l’ho. “Si raccoglie ciò che si semina”
V: Una frase ben sentita ma sempre realistica e da ricordare, soprattutto lavorando sui social dove, lo dicevamo anche prima, la pazienza e la costanza premiamo sempre. Dopo il mantra, la tua abitudine più sbagliata in quanto libera professionista? C’è sempre qualcosa che non ci piace!
I: Ebbene sì, rimandare sempre il momento fatture all’ultimo momento.
V: (ride) credo sia un’abitudine di molte di noi.
Alla fine…
V: Siamo giunte alla fine di questa bella intervista in cui ti abbiamo conosciuta un po’ meglio, ci siamo fatte un’idea ben chiara di quanto lavoro ci sia dietro la tua professione e di quanto tu ami il tuo lavoro e metterti in gioco. Qui siamo un gruppo di donne che lavorano per e con altre donne quindi ho un’ultima cosa da chiederti: una frase che vuoi lasciare ad un’altra donna che vuole diventare libera.
I: Una volta si diceva che alle spalle di un grande Uomo c’è sempre una grande donna, io dico che è ora che le Donne siano grandi in prima persona.
V: Una frase bellissima che speriamo possa essere d’aiuto ad altre donne, non solo che vogliono diventare libere, ma a tutte le donne in generale perché è un augurio importantissimo. Grazie mille Irene!